Inauguriamo in bellezza gli articoli del 2025 con una breve ma doverosa riflessione sul mondo del genere romance, che come ben sappiamo è uno dei generi più popolari al momento, a partire dalla sua forma più classica fino ad arrivare a tutte le sue sfumature, come i tanto chiacchierati dark romance, romantasy e via dicendo.
Qualche giorno fa mi è capitato però a tiro un video davvero interessante su YouTube, che vi lascio qui sotto, dal momento che è stata la principale fonte dell’idea di portare la conversazione su questi schermi. Sunny ha dato voce a molti dei miei pensieri in questi 36 minuti e io sono qui per riportarne alcuni punti fondamentali (aggiungendoci, come sempre, la mia opinione personale che – edito – è forse un po’ meno radicale della sua).
(P.S. Fate un giro anche nei commenti sotto al video, giusto per capire che un sacco di persone con punti di vista diversi riconoscono il problema.)
Partiamo con una domanda: perché i romance basati su una relazione tra due donne sono tendenzialmente di bassa qualità? E, ovviamente, si parla di quei pochi che ce l’hanno fatta a emergere nel pubblico più mainstream (senza mai surclassare i loro imbattibili rivali MxF e MxM, eh– non sia mai! vi prego leggetelo con il giusto tono ironico).
Il punto è che se mi chiedete di consigliarvi libri saffici con determinate tropes, io non saprei consigliarvene neanche uno, salvo forse qualche eccezione. Probabilmente lì fuori c’è chi ne sta scrivendo, e se sì, sia benedettə questo qualcuno. Ma non c’è nulla da fare: se da un lato in alcuni romance con relazioni etero c’è la problematica di trame ai limiti del nonsense e via libera a una scrittura e un editing deplorevoli in nome di dinamiche eticamente discutibili ma potenzialmente “virali”, dall’altro ci sono i romance tra uomini gay che sono ormai diventati il feticcio per eccellenza, dove basta che questi due facciano coming out e si lascino andare a qualche zozzeria per quaranta pagine di seguito per attirare i soldoni (trama e credibilità queste sconosciute). E dall’altro lato ancora ci sono le saffiche che… aspetta, no, non c’è niente. E quando c’è, la maggior parte delle volte semplicemente non funziona.
Prendiamo l’esempio di unə autorə queer che ha raggiunto una certa popolarità negli ultimi anni: Casey McQuiston. Non sorprende affatto che Red, White and Royal Blue –la storia MxM tra il figlio della presidente d’America Alex Claremont-Diaz e il principe Henry Fox-Mountchristen-Windsor, per cui tutto il BookTok ha fangirlato (me compresa) e che ha portato anche a una produzione cinematografica per Amazon Prime– abbia spopolato diecimila volte di più rispetto a One Last Stop e I Kissed Shara Wheeler… inutile anche solo spiegare il perché, vero? Nel video, Sunny menziona anche One Last Stop fra gli aspetti problematici della letteratura saffica. Non voglio necessariamente dissentire con lei, perché basta leggere il libro per darle ragione, ma ci tengo anche a specificare che nonostante ciò io sono affezionatissima a questa storia, che ho apprezzato anche più di RWRB (spoiler: si può amare un libro pur riconoscendone le criticità! Yuhu!), anche perché è una delle prime che ho letto del genere e mi ha fatto proprio sognare. A time, a place, a person. August e Jane (e la metro Q di New York) avranno sempre uno spazio nel mio cuoricino.
Il vero problema, evidenziato in parte anche nel video, sta nella rappresentazione poco genuina. È chiaro che non tutti i libri devono avere uno scopo morale, sociale, educativo o chicchessia, ma proprio perché il romance è il genere dell’escapism per eccellenza, sarebbe bello ritrovare in questi libri delle dinamiche che accontentino un ventaglio di gusti molto più ampio rispetto a quello attualmente in circolo, il tutto mantenendo un briciolo di realismo, ovviamente, altrimenti l’illusione casca sul nascere. In parole povere, qualcosa che non sembri il solito delirio in stile fanfiction (senza offesa a quelle fanfiction che invece sono dei capolavori, ci tengo a precisare) e con una scrittura che, seppur con l’intenzione di rappresentare il punto di vista femminile, non fa altro che strizzare l’occhio ancora una volta al maledettissimo male-gaze.
Aggiungiamo qualche dettaglio. Innanzitutto si annega negli stereotipi, a partire dall’estrema femminilizzazione delle protagoniste: ebbene sì, mentre nel mondo saffico reale esistono gli stili diversi, le sfumature, la fluidità di genere e tutte quelle altre cose che fanno tanto rabbrividire certi soggetti della nostra contemporaneità, in questi romanzi pare che le donne siano tutte il perfetto stereotipo della «lipstick lesbian»; con un love interest altrettanto femminile (o quel che canonicamente è considerato come tale), dove i tratti più masc sono i tatuaggi e la giacca di pelle, nella maggior parte dei casi. Non sia mai che il POV appartenga una spaventosa butch al posto della solita damsel in distress alla scoperta della sua sessualità e con l’ex ragazzo tossico sempre alle calcagna. Praticamente questi romanzi, che dovrebbero essere scritti per attrarre soprattutto un pubblico femminile che si rivede in questo tipo di dinamiche ed esperienze, finisce per creare delle relazioni dove: 1) c’è pochissimo margine di immedesimazione con la protagonista, quasi sempre caratterizzata ai limiti dell’inverosimile; e 2) non si prova attrazione nemmeno per il love interest, privando di fatto chi legge della possibilità di godere delle caratteristiche primarie di questo genere, proprio perché spesso entrambi i personaggi rispecchiano dinamiche e personalità che non si avvicinano per niente alla realtà di quello che dovrebbe essere il pubblico target.
Per passare a un tasto dolente (mi spiace ma devo): troviamo spesso e volentieri rappresentazione bi x bi, bi x lesbian (necessarie e apprezzate, come tutte le altre!) ma mooolto più raramente quella lesbian x lesbian. Fondamentalmente, il solito problema della mancanza di equilibro. E non me ne vogliate, perché sono stata la prima ad amare con tutta me stessa Evelyn Hugo (e lo stesso One Last Stop– mi sono sempre rivista tantissimo nella protagonista, August Landry). Amo e mi interessa leggere qualsiasi forma di rappresentazione, se ben scritta, ma diciamo che è evidente (e non solo a me) che la maggioranza dellə autorə di questo genere sembra avere un grosso problema con la parola –attenzione: jumpscare in arrivo– lesbica. Un altro esempio di questo è il fatto che spesso, anche se ci sono personaggi che lo sono, la parola non viene mai effettivamente scritta, e si usano mille perifrasi o sinonimi. Di nuovo, nel video Sunny fa l’esempio di un altro libro che ho letto la scorsa estate, che nella sua leggerezza ho apprezzato: Delilah Green Doesn’t Care di Ashley Herring Blake, in cui succede esattamente questa cosa, ed effettivamente ho proprio notato la palese assenza della “L” word. Praticamente si arriva ad avere più lesbofobia in questi romanzi che in altri contesti dove ci si aspetterebbe di trovarlo più facilmente.
Un altro problema importante è quello di personaggi di donne apertamente lesbiche, masc, butch, persone non binarie o transmasc che, quando ci sono (il che non è scontato) raramente esistono come personaggi in sé, con uno scopo e un’evoluzione, ma vengono anzi strumentalizzate per i soliti scopi paraculo: creare l’elemento comico, fornire la spalla su cui piangere, il supporto morale nelle avversità o la risoluzione a quel problema che sta causando un intoppo nella trama e via dicendo. Non sono quasi mai protagonistə né abbondano di tridimensionalità, il che è molto triste a prescindere per qualsiasi personaggio, da un punto di vista di scrittura in senso lato.
Queste pecche sembrano ritrovarsi soprattutto nei romanzi adult, mentre va leggermente meglio negli young adult, dove si affrontano altre esperienze che sono forse più genuine e in linea con l’esperienza della fascia d’età a cui si rivolge. Un esempio, citato anche da Sunny, è Last Night at the Telegraph Club di Malinda Lo, che ricordo di aver letto nel 2021, poco prima che arrivasse qui in Italia nella traduzione di Giusi Palomba per Oscar Mondadori. Ricordo di averlo trovato molto bello e ben scritto, vi lascio qui l’estratto se non lo conoscete e volete saperne di più:
Potrei parlare all’infinito del tema, ma avevo esordito dicendo che sarebbe stato un articolo breve (e direi che ho già ampiamente sforato), ma vi invito a scrivermi qui o sui social se l’argomento vi interessa e volete farvi una bella chiacchierata approfondita a riguardo.
Vi lascio solo con la mia personale soluzione, che è più un proposito che, applicandolo nel mio piccolo, spero aiuti a risolvere almeno parzialmente il problema: cercare il più possibile queste letture al di fuori dell’ambiente mainstream e scovare qualche tesoro nascosto; incoraggiare lə autorə emergenti in questo genere e dare loro più visibilità, acquistando i loro libri e parlandone. Questo è sicuramente uno dei miei propositi dell’anno, e da qui in avanti in generale. E se hai letto fino a qui, ti invito a fare lo stesso (e ti ringrazio per essere arrivatə fino all’ultima parola <3).
Alla prossima, mwah!
Ari
The Last Writer








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