Titanic: un viaggio all’insegna della nostalgia

C’è qualcosa che vi riporta immediatamente alla vostra infanzia? Che vi riconnette istantaneamente con il vostro bambino interiore?
Riattraverso un po’ la storia della mia vita…

La mostra

Lo scorso 3 dicembre sono stata alla mostra Titanic: An Immersive Voyage a Milano. Sin dal momento dell’annuncio mi ero detta che avrei per forza dovuto andarci prima della sua fine, e sono davvero contenta di aver mantenuto la promessa.

Se ci andrete, tenete in conto almeno un paio d’ore di immersione totale nella storia del transatlantico più famoso al mondo e della sua tragica fine. Verrete accolti da una zona introduttiva che vi presenterà i primi artefatti storici (in totale più di 300!) e alcuni abiti e oggetti di scena dal film di James Cameron del 1997 (è stata una sorpresa bellissima per me). Il viaggio prosegue con esposizioni e pannelli che raccontano della nascita del transatlantico, dalla progettazione a opera della White Star Line, storica rivale della Cunard Line, ai primi lavori nel cantiere irlandese dal 1909, fino a concludere con la realizzazione finale della nave in tutto il suo splendore. Da questo momento in poi l’immersione diventa ancora più realistica: accurate ricostruzioni permettono di continuare a osservare gli artefatti e a leggere i pannelli circondati da un ambiente che riproduce molto fedelmente gli interni della nave, un’esperienza che ho apprezzato tantissimo. Le parti finali della mostra, arricchiti da contenuti interattivi e molto suggestivi, sono dedicate ai tragici eventi che hanno portato all’inabissamento del transatlantico, dalla fatidica collisione con l’iceberg alle 23:40 del 14 aprile 1912 fino al momento in cui i pochi superstiti salvati dall’acqua e sulle scialuppe vengono accolti a bordo della Carpathia, giunta in soccorso del Titanic ben due ore dopo la scomparsa della nave sotto la superficie dell’Oceano del Nord Atlantico, avvenuta alle 2:20 del 15 aprile 1912. Ho realizzato un piccolo reel che trovate sul mio profilo Instagram che vi darà un’idea visiva di quello che ho cercato di riassumere qui!

Ma veniamo alla parte personale, che è il motivo principale per cui mi ritrovo oggi qui a scrivere: ovviamente sono ben lungi dall’essere l’unica persona appassionata alla storia del Titanic; eppure, l’ho sempre ritenuta una cosa così “mia” nel corso degli anni. Vuoi perché gli avvenimenti storici che hanno segnato la vicenda sono molto interessanti, vuoi perché il film del 1997 ha segnato la mia infanzia e tutto il corso della mia vita a venire.

La storia comincia

La mia storia con la nave comincia all’incirca quando avevo sette anni.
Mi trovavo in classe alle elementari, e la cara maestra Marcella stava tenendo una lezione di grammatica sui nomi comuni e i nomi propri. Un esempio per ogni lettera dell’alfabeto.
Arrivati alla T, ecco l’esempio, “transatlantico > Titanic“. Da bambini curiosi quali eravamo la domanda su che cosa fosse questo Titanic arrivò molto presto. La maestra ci spiegò brevemente che si trattava di una nave che era affondata tanti anni fa, e che ci avevano anche fatto un film, quindi magari potevamo chiedere ai nostri genitori di farcelo guardare.
Ovviamente io non esitai a fare questa domanda ai miei genitori non appena tornata a casa quel giorno. Loro mi raccontarono brevemente la trama del film per prepararmi a quello che avrei visto, e nella mia testa avevo già delineato dei fantomatici Jack e Rose e i tratti di questa sontuosa nave.
Una volta terminata la prima visione, però, è cominciata la vera magia (o ossessione, chiamatela un po’ come volete): mi sono innamorata delle battute (le recito ancora tutte a memoria), della colonna sonora (il pezzo Rose di James Horner sarà sempre un po’ uno dei temi della mia vita), dei personaggi. La mia creatività si è accesa: album pieni di disegni che riprendevano scene del film o mie reinterpretazioni delle stesse, pensieri scritti sulla storia e sulle vite tragicamente perse durante quella notte.
Riguardavo il film anche due, tre volte di seguito, era diventato un mio (un po’ bizzarro, lo riconosco) luogo sicuro in cui l’interesse e l’immaginazione galoppavano e alimentavano la mia passione. Era così bello sentirmi profondamente legata a qualcosa.
E, infatti, questa passione è sopravvissuta a vari test del tempo.

L’inizio di un sogno…

A tredici anni, una timida Arianna alle scuole medie scopre il mondo di fan-club.it: come ve lo descrivo? You just had to be there.
In sintesi, si trattava di una piattaforma che permetteva di creare domini gratuiti altamente personalizzabili, e dove molte persone avevano dato vita a dei veri e propri capolavori: risorse di grafica (con tanto di tutorial, commissioni e condivisione di temi codificati dagli admin); fan club con news su serie tv, cantanti e attori; blog di scrittura e molto altro. La mia prima esperienza attiva nel circuito è stata su un blog tutto al femminile creato con alcune amiche (fra cui la cara Anto, la mia prima amica “a distanza”: adesso viviamo nella stessa città e ancora non posso crederci!), ma il mio primo progetto autonomo è stato il “Titanic, eroe degli abissi“: un sito dove mi ero riproposta di far conoscere la storia del Titanic a tutti i visitatori, e in cui creare una community dove condividere questa passione.

Screenshot da Wayback Machine: ecco come appariva il sito nel luglio 2013 (una vita fa)

Inutile dire che grazie a questa esperienza ho passato ore e ore ricercando, scrivendo, smanettando con codici HTML e CSS e con Gimp 2.8 per creare le grafiche e le strutture del mio piccolo (per me grande) progetto. E la cosa più bella è che questa esperienza ha avuto un gran successo, un sacco di persone mi leggevano ogni giorno e si era creata una piccola famiglia all’interno del circuito che ricordo ancora con tantissimo affetto. Migliaia di visualizzazioni e centinaia di commenti che mi ringraziavano (addirittura!) per aver creato quella piccola risorsa che rendeva una storia del genere accessibile alla community, e che generava la sua buona dose di spunti di riflessione anche a chi ne veniva a conoscenza per la prima volta.
Questo hobby, che già mi permetteva di coltivare tutte quelle che sono ancora le mie passioni, è culminato con l’avvio di un progetto vero e proprio: la prima bozza della mia vita, il mio adorato Raccontami quella storia, un romanzo storico ambientato proprio sul Titanic, una cronaca familiare che segue le storie dei protagonisti dal momento in cui si intrecciano durante la fatidica notte dell’affondamento fino a molti anni dopo, tra segreti, guerre e altre avversità. Una bozza che per ora è rimasta solo tale, ma che è sempre lì nel mio cassetto, in attesa di essere rimaneggiato e portato alla luce. Chissà.
Anche questo Titanic, però, alla fine ha incontrato il suo “iceberg”: dopo appena un anno di attività del mio sito, il server che ospitava tutti i fan club ha chiuso improvvisamente a causa di problemi dell’host che ha deciso di non rinnovare il suo contratto in seguito a un evento spiacevole a opera di un utente maledetto. Ciò ha comportato la perdita di tutti i siti e di tutto il lavoro che avevamo fatto. Mi si è spezzato il cuore: ricordo ancora quel periodo come uno dei più felici e creativi della mia vita. L’unica testimonianza che ho sono alcune schermate da Wayback Machine, che vi lascio QUI!! per farvi vedere una delle tante facce che ha avuto il mio sito, a cui ero e sarò eternamente affezionata.

… Crescere…

La delusione non ha comunque spento la passione: a diciannove anni appena compiuti, ecco che presentavo la mia tesina di maturità con un percorso intitolato Titanic: metafora di progresso e società. E, nonostante l’ansia alle stelle, è andato tutto benone anche lì.

Qualche mese dopo ho cominciato l’Università a Bologna e ho fatto un’esperienza bellissima: andare a Belfast, dove la nave è stata costruita. Lì ho potuto visitare il famoso museo inaugurato nel 2012, ma anche e soprattutto il cantiere Harland & Wolff lì accanto: è stato incredibilmente suggestivo poter vedere il posto dove la nave ha preso forma, uno spazio ora vuoto ed enorme che permette di percepire tutta la maestosità e la stazza del transatlantico.

Ultima chicca: la piccola nave a vapore SS Nomadic, utilizzata come tender per l’Olympic (nave gemella del Titanic) e per lo stesso Titanic a Cherbourg. In parole povere, serviva da “appoggio” per imbarcare i passeggeri dai porti più piccoli sui transatlantici, ed è ora esposta fuori dal museo in Irlanda del Nord. È l’ultima nave della White Star Line ad essere ancora in piedi, e per me averla potuta visitare dall’interno è stata un’esperienza estremamente suggestiva: ho avuto i brividi al pensiero di aver camminato sulla stessa piccola imbarcazione che oltre un secolo fa ha ospitato a bordo alcuni passeggeri del Titanic, pieni di sogni e di aspettative per quel grande viaggio inaugurale a cui avrebbero preso parte, ignari dell’incubo che li aspettava dall’altra parte.

… Coltivare nuovi sogni (e realizzarne altri)

Brooklyn Bridge Park

A vent’anni ho realizzato il sogno di una vita: andare a New York, la destinazione mai raggiunta dal Titanic, ma dove alcuni dei suoi superstiti hanno cominciato una nuova vita una volta sbarcati lì il 16 aprile 1912, con i festeggiamenti di chi li aspettava al molo e un bagaglio di dolore e perdite in spalla. Un futuro incerto davanti a loro, ma pur sempre un futuro: un lusso che 1518 persone persero in quella notte del 15 aprile.

E adesso sono qui, cinque anni dopo, con sempre la stessa passione nel cuore, e soprattutto dei ricordi bellissimi di esperienze e incontri fatti nel corso degli anni. Non so ben spiegare che cosa mi leghi a questa storia così intensamente e così intimamente, ma so che ormai ha fatto parte praticamente di ogni fase della mia vita di cui io abbia memoria, e forse è la memoria il concetto chiave che lega tutto quanto: una tragedia che è accaduta così tanto tempo fa ma che è ancora così viva nei ricordi. Un evento che ha cambiato il corso della storia, che ha segnato una fine e un nuovo inizio: la crisi del pensiero positivista e lo spegnimento degli entusiasmi della Belle Époque; la resa dell’umanità davanti alla forza della Natura, che ingenuamente ha creduto di poter dominare; l’ombra della Prima Guerra Mondiale che già incombeva sul suo destino.

Mi piacerebbe chiudere questo piccolo viaggio all’insegna dei ricordi e della nostalgia con il messaggio che ho lasciato alla mostra dello scorso martedì:

Alla piccola Ari di 7 anni, che per la prima volta si appassionava profondamente a una storia. Alla Ari 13enne, che costruiva il suo “Titanic, eroe degli abissi”, passando le ore tra studio delle fonti, scrittura, e codici e informatici. Alla Ari che aveva un sogno, e alla Ari che quel sogno l’ha ancora. Alle anime perdute in quella tragica notte, affidate allo splendore delle stelle. Non verrete mai dimenticate.

Ariadne
The Last Writer

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Ariadne Taylor

Come la principessa di Creta, possiedo un filo. Lei lo usò in un oscuro labirinto per liberare se stessa; io lo sciolgo in un labirinto di parole per liberare le mie storie.
Seguilo per scoprirle.