Buonsalve writers! Oggi vi parlo di un videogioco che si è aggiudicato un posto nei miei preferiti di marzo, come vi ho già anticipato nell’ultimo post su IG.
Split Fiction, creato da Hazelight Studios e pubblicato da Electronic Arts: un prodotto degli stessi creatori di It Takes Two, il gioco in cui due genitori, May e Cody, si trasformano in due pupazzetti e devono affrontare mille peripezie per sanare la loro relazione, giunta al punto di chiedere il divorzio, e il rapporto con la figlia Rose. Una co-op adventure che ha spopolato e coinvolto milioni di coppie di partner e amici, creando momenti indimenticabili (e anche accese discussioni, ops).
Il nuovo titolo, uscito lo scorso 6 marzo, segue la storia delle protagoniste Mio Hudson e Zoe Foster, due scrittrici (rispettivamente di Sci-Fi e Fantasy) che vengono convocate per partecipare a una simulazione organizzata dall’editore “Rader Publishing” per testare una macchina che si presenta come l’evoluzione dell’editoria: essa permetterebbe infatti di vivere in prima persona le storie scritte dagli autori attraverso un sistema che si connette direttamente al cervello, racchiudendo l’ospitante in una specie di “bolla”. Non vi sembra magnifico? Immaginate di poter camminare nei mondi dei vostri libri preferiti, o ancora meglio, di quelli che voi stessə avete scritto.


Come molte cose nella crudele realtà, tuttavia, questa opportunità non è altro che l’ennesima fregatura: il macchinario è infatti progettato per rubare le idee creative degli autori che si sottomettono al test, così che l’editore possa essere l’unico a poterne trarre profitto. Ed ecco spiegato il nostro titolo di oggi: da un lato abbiamo il sogno di vivere una storia sulla propria pelle, dall’altra l’incubo di vedere le proprie idee rubate sotto ai propri occhi e non poterci fare nulla.

Ma veniamo alle nostre protagoniste: Zoe (a destra) è super entusiasta dell’opportunità che potrebbe finalmente portarla alla sua prima pubblicazione; Mio (a sinistra), invece, è lì soltanto per ottenere il compenso economico che le spetta per il suo contributo.
I due personaggi creano il perfetto gioco di opposti: grumpy vs. sunshine, pistole laser e robot assassini vs. poteri fatati e draghi. Un abbinamento infallibile per me, con tantissima cura per la caratterizzazione e la scrittura delle background stories. Io ho scelto di giocare come Mio e mi ci sono subito affezionata un sacco!
La storia prende presto una piega inaspettata: quando si avvicina il momento di entrare nella bolla che le trasporterà nei loro rispettivi mondi immaginari, Mio s’insospettisce e inizia a ripensarci; l’editore Rader, però, come potrete ben immaginare, non è contento che uno dei partecipanti si tiri indietro all’ultimo, rischiando di compromettere la simulazione: per cui inizia a discutere con lei per costringerla a restare. Durante la colluttazione, Mio finisce per sbaglio nella bolla di Zoe, e i loro mondi si fondono, creando un effetto inatteso nell’esperimento.
Da questo momento i due giocatori vengono coinvolti in un alternarsi di mondi, dalle storie di fantascienza di Mio ai paesaggi fantastici di Zoe, mentre inseguono i “glitch” che l’errore ha generato nella macchina e che le trasportano da uno scenario all’altro. Non mancano anche le side quest con mini storie sempre provenienti dalle invenzioni delle due protagoniste, che arricchiscono la trama, aggiungono azione e ci permettono di conoscere i personaggi più in profondità. L’alternarsi dei generi e dei toni della scrittura delle due autrici è estremamente coinvolgente: si passa dai temi di morte e distruzione nei mondi robotici di Mio agli animali fantastici e i poteri stravaganti nelle storie di Zoe. Il mio momento preferito? Veder nascere e crescere e crescere il mio drago, e volarci insieme (prevedibile, ma che ci volete fare).


Zoe: “Allora, quand’è che hai saputo di voler fare la scrittrice?”
Mio: “Non ricordo. Un giorno sono passata dal disegno alle parole. E da allora non ho più smesso.”
Zoe: “Non pensi anche tu che sia incredibile… come le parole, se vengono usate con sapienza, abbiano il potere di cambiare il mondo?”
Mio: “A me non interessa cambiare il mondo. Mi interessa soltanto che le persone che amo stiano bene.”
Zoe: “Perché scrittrice, allora? Esistono modi più facili per fare soldi.”
Mio: “Sì, certo, ma… non c’è niente che sia paragonabile. Io amo scrivere, senza penso che perderei la testa.”
Zoe: “Mmh. So cosa intendi.”
Penso che questo sia uno dei dialoghi più carichi di significato di tutto il gioco. Scenario dopo scenario, conosciamo il loro passato, le loro storie, i loro sogni: tutto ciò che hanno preso dalla loro esperienza e hanno trasformato in mondi immaginari. Dal profondo legame fra Mio e suo padre a quello tra Zoe e la sua gemella, Ella, i giocatori vengono coinvolti dalle loro frizzanti personalità e dal bisogno di avere la meglio sull’editore malvagio che vuole rubare tutte le idee dei malcapitati autori. Ogni storia ci porta a scoprire un nuovo lato della personalità delle protagoniste, a esplorare vecchi ricordi e a seguirle nei luoghi più oscuri della mente per aiutarle a combattere i loro demoni più nascosti. Lotta dopo lotta, la trama giunge a un emozionante finale, così come era stato per It Takes Two, e provoca un senso di tristezza e nostalgia nel dover lasciar andare Zoe e Mio così presto (se per “presto” intendiamo almeno 12 ore di gameplay super intense).

Da persona che ama scrivere e leggere i generi rappresentati in questo gioco, l’avventura è stata ancora più coinvolgente di quello che mi aspettavo. Mi ha scaldato il cuore e adesso sogno di leggere altre storie su Mio e Zoe, o di vederle magari in una trasposizione cinematografica (gira voce che quella di It Takes Two sia già in cantiere, anche se non si hanno notizie chiare al momento).
L’avventura di Mio e Zoe ha superato il milione di copie vendute in tempo record ed è stato acclamato dalla critica, ricevendo una valanga di recensioni positive. Eppure, non sono mancati anche in questo caso dei commenti davvero incredibili (nel senso peggiore del termine) da parte di gente che ha definito questo titolo come “un altro gioco intriso di propaganda femminista” (fonte: Split Fiction accusato di essere woke: Josef Fares non ci sta e risponde a tono). Attenzione! Un gioco con due donne protagoniste! Allarme woke! Siamo invasi dalla propaganda femminista! Direi che la questione si commenta da sola, soprattutto considerando come vanno le cose nel mondo praticamente da sempre. La mia reazione è la solita: disappointed but not surprised. Meno male che lo stesso creatore del gioco è intervenuto a dare pubblicamente dell’idiota all’ennesimo soggetto intrappolato nella sua personale bolla di misoginia.
Split Fiction è una perfetta combinazione di azione, storyline accattivante e tematiche che emozionano facilmente i giocatori. Fra la marea di contenuti da cui siamo inondati ogni giorno, è bello trovarne ancora qualcuno che resti così tanto nel cuore, con personaggi che presto diventano come amici, e di cui condividiamo gioie e dolori, conquiste e sconfitte. Questo in particolare mi ha ricordato ancora una volta la sensazione magica che si prova quando ci si immerge in una storia, e quanto sia importante combattere per difendere la propria creatività e la propria unicità– specie in tempi come questi.

Vi faccio una domanda a tema: se vi dessero la possibilità di entrare nel mondo del vostro libro preferito o della storia che avete scritto, quale scegliereste? E quale sarebbe la prima cosa che fareste? Sono curiosissima di saperlo!
Vi lascio con la mia risposta: se dovessi scegliere un mondo già esistente, andrei nel mio confort space fra gli Shadowhunters di Cassandra Clare, magari nell’epoca di The Last Hours (la Londra edoardiana, per intenderci). Prenderei un tè con James, scriverei una novella con Lucie, chiederei consigli di vita a Magnus Bane, parlerei con Will e Tessa (e mi farei male di proposito durante un allenamento per fargli convocare Jem/Fratello Zaccaria), e finirei la giornata andando per feste con Matthew Fairchild e Anna Lightwood…
Se dovessi entrare in un mondo che ho scritto io, entrerei in quello del mio work in progress (Sento già la voce di Flavia, “Ma davvero? Sei sicura?”). Non vi ho ancora spoilerato niente, ma spero che presto potremo presentarvi i nostri personaggi… per ora vi dico che mi muoverei per i corridoi e la biblioteca di un’antica Accademia, o per i boschi incantati di un mondo lontano… senza mai dimenticare di guardarmi le spalle, o di sbirciare in qualche specchio.








Lascia un commento