Oggi piccola recensione in direttissima dopo aver assistito all’anteprima di questo film la scorsa domenica 24 novembre presso il cinema Ideal Cityplex in occasione del Torino Film Festival 2024.
Titolo: Without Blood
Attori protagonisti: Salma Hayek, Demián Bichir
Durata: 91 minuti
Uscita: 8 settembre 2024
Scritto e diretto da: Angelina Jolie
INTRODUZIONE
Without Blood è il titolo del nuovo film diretto da Angelina Jolie, presentato al Torino Film Festival di quest’anno (22-30 novembre 2024) dopo la premiere al 2024 Toronto International Film Festival tenutasi l’8 settembre 2024. La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Alessandro Baricco, Senza Sangue, pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 2002.
Poter assistere a questa proiezione e ascoltare in prima persona le parole di Jolie a riguardo è stata un’esperienza memorabile, perciò ci tengo a parlarvi delle mie impressioni a caldo sul film, senza troppi fronzoli e focalizzandomi sulla regia e sulle emozioni che la storia mi ha suscitato. Sarà una recensione pressoché spoiler free, anche se farò un breve riferimento agli eventi che vediamo nella primissima scena e a che cosa penso del finale, senza però svelare lo stesso. Spenderò anche due parole su quanto detto dalla regista durante la breve intervista tenutasi prima della proiezione.
IL FILM
Nei primi minuti della pellicola la tensione è alta. Una bambina nascosta e rannicchiata in silenzio in un vano sotto al pavimento, un fratello maggiore e un padre che vengono uccisi a colpi di fucile da tre uomini che si introducono in casa loro cercando vendetta, dopo un acceso scontro e inutili tentativi delle vittime di giungere a un accordo senza spargimenti di sangue. Prima di andare via, uno dei carnefici trova la bambina ma le risparmia la vita; qualche frame dopo, la casa viene avvolta dalle fiamme nel tentativo di insabbiare la strage. Miracolosamente, però, la bimba sopravvive, e con lei il ricordo di quell’incubo e, soprattutto, del giovane volto di uno degli assassini.
Dopo questa prima parte ci spostiamo su un altro piano narrativo, nel quale molti anni dopo la stessa bambina, ormai una donna adulta, è ancora in cerca di risposte alle domande che hanno tormentato la storia della sua vita.
Ciò che mi è piaciuto particolarmente del film è stata la scelta della narrazione: il tempo principale si svolge tutto nello stesso luogo, e con due unici protagonisti in scena, coinvolti in una conversazione alla quale si alternano momenti di flashback. La dualità del punto di vista ci permette di conoscere la stessa storia in due versioni diverse, nelle quali il confine tra i ruoli di vittima e carnefice si fa progressivamente più sottile, portando lo spettatore a mettere più volte in discussione ciò che ha appena visto e sentito, creando di continuo una sua nuova versione dei fatti. I dialoghi sono pregnanti: personalmente non ho letto il libro di Baricco, ma sono abbastanza certa che alcuni passaggi del romanzo siano stati integrati in maniera completamente fedele all’interno delle battute. La stessa Jolie ha sottolineato come ci abbia tenuto a «prendere il libro così com’era e riportarlo sullo schermo», pur non rinunciando tuttavia a mettere in gioco la propria creatività, incoraggiata anche dallo stesso scrittore, il quale si è definito profondamente entusiasta del risultato finale.
Quasi scontato da dire, ma doveroso: Salma Hayek è il cuore pulsante della scena, con una performance che coinvolge, emoziona, trascina lo spettatore con sé e con il dolore del suo personaggio. Una protagonista forte, astuta e che soprattutto non dimentica. Le sue sfaccettature rese ancora più vive e tridimensionali dalla scrittura di Jolie – nulla da fare, si vede quando un personaggio femminile viene portato in scena da un’altra penna femminile.
Il finale giunge senza preavviso, spezzando il ritmo creato dalla conversazione durante il corso di tutto il film. Un finale che, in fondo, non sembra neanche tale, ma ha più il sapore dell’interruzione che sopraggiunge alla pausa per la fine del primo tempo. Ammetto che mi ha lasciato addosso una sensazione un po’ ambivalente: da un lato sembra chiudere il cerchio aperto dal titolo del film, dall’altro lascia lo spettatore con il dubbio di ciò che succederà da lì a pochi istanti. Un dubbio destinato a restare tale – o almeno sullo schermo, dal momento che il romanzo sembra essere appena più descrittivo giunto alle ultime righe (sono andata a leggermele e sì, posso dire di preferire la chiusura del film a quella del libro).
LE PAROLE DI ANGELINA JOLIE
Jolie ha esordito mostrandosi compiaciuta riguardo alla discussione che il film ha sollevato qui in Italia: «Qui le persone mi stanno facendo domande meravigliose, la conversazione è molto profonda» commenta l’attrice e regista statunitense. «È un discorso complesso su ciò che accade dopo la guerra, su ciò che significa essere umani. A volte è importante essere in grado di sederti ad un tavolo, guardare chi hai di fronte e cercare di capire una persona che è diversa da te, magari addirittura una persona che ti ha ferito; e da lì cercare un modo per guardare avanti.»
Jolie ha spiegato anche come questo film rappresenti un po’ la chiusura di un percorso per lei. Il suo primo lavoro in questo filone tratta della guerra in ex Jugoslavia: «comincia prima del conflitto, poi il conflitto arriva e la gente si separa»; l’ultimo film, invece, è ambientato dopo la guerra, quando le persone si riuniscono e si siedono a quel tavolo a cui ha fatto riferimento prima. Un filo conduttore unisce i film nei quali Jolie ha portato questo tema, e «in un certo senso questo è un capitolo finale, perché ci mostra quello che viene dopo e ciò con cui dobbiamo convivere. Fa vedere un modo in cui cerchiamo di dare un senso al trauma, che può essere di qualunque genere: in questo caso è il trauma della guerra, ma io vi incoraggio a guardare questo film pensando a qualsiasi persona o cosa che abbia creato una rottura nella vostra vita, qualcosa per cui avete bisogno di una risposta.»
CONCLUSIONI
La guerra non è finita, continuano a ripetere i personaggi. E al centro della loro storia vediamo come, mentre i Paesi sono stati ricostruiti pian piano nel dopoguerra, tante piccole realtà al loro interno sono rimaste chiuse nel loro personale conflitto al quale la Storia, noncurante, semplicemente non guarda, abbracciando una sorta di “felicità obbligata”, frutto del progresso e della ripresa dopo la deposizione delle armi. Il trauma, invece, logora dentro chiunque ne sia stato toccato, e i diretti interessati sono costretti a riscrivere da sé la propria storia personale.
Sicuramente un film che merita un rewatch e uno svisceramento più profondo di quello che ho cercato di fare in questa piccola recensione, ma spero che vi abbia comunque incuriosito e invogliato almeno un po’ a guardarlo in futuro.
Ovviamente i pareri e i confronti sono sempre ben accetti! Spero anche che questo tipo di post vi piaccia, cercherò di portare contenuti del genere più spesso. Ho altri due articoli in cantiere, vi lascio un piccolo spoiler sugli argomenti: video game e serie TV. *wink*
Alla prossima!
Ariadne
The Last Writer








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